Il sistema politico genovese

Organisatoren
Matthias Schnettger, Johannes Gutenberg-Universität Mainz; Carlo Taviani, Università degli Studi di Teramo, Istituto Storico Germanico Roma
Ort
Genua
Land
Italy
Vom - Bis
18.04.2008 - 19.04.2008
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Von
Romy Kunert, SFB 600 TP B6 , Universität Trier; Giustina Olgiati, Archivio di Stato Genova Italia

Il sistema politico genovese. Relazioni, conflitti e mediazioni nei rapporti esterni e nel controllo del territorio

Il congresso internazionale sulla storia politica genovese, che si è tenuto presso l’Archivio di Stato di Genova dal 18 al 19 aprile 2008, è stato organizzato dall’Istituto Storico Germanico di Roma con la collaborazione scientifica del Dipartimento di Cultura Giuridica “Giovanni Tarello” (Università di Genova) e con il supporto finanziario della Fondazione Fritz Thyssen e della Regione Liguria. Il congresso ha avuto come tema il sistema politico di Genova: da un lato sono state analizzate le relazioni politiche della Repubblica con l’esterno, dall’altro, il rapporto della Repubblica con il proprio dominio. In particolare il congresso ha offerto la possibilità ai partecipanti (in maggioranza tedeschi e italiani, ma anche inglesi e francesi) di presentare il risultato di progetti in corso o già conclusi. Le relazioni sono state integrate e commentate dai discussants RODOLFO SAVELLI, GIORGIO CHITTOLINI, MARIA ANTONIETTA VISCEGLIA, GIUSEPPE FELLONI, CINZIA CREMONINI. E' prevista la pubblicazione delle relazioni.
Dopo il saluto iniziale da parte del Direttore dell’Istituto Storico Germanico di Roma, MICHAEL MATHEUS, e del Professore ordinario di Storia del Diritto medievale e moderno dell’Università di Genova, RODOLFO SAVELLI, gli organizzatori MATTHIAS SCHNETTGER e CARLO TAVIANI hanno introdotto le tematiche del congresso.

Sessione introduttiva

La storiografia tedesca e Genova (XIX sec.) – MARCO VERONESI: Attraverso un lungo ed articolato excursus sulle opere degli storici tedeschi dell’Ottocento l’autore si interroga sui motivi del loro interesse per la storia politica e commerciale di Genova. Partendo dai lavori sul medioevo italiano in generale e da quelli di carattere giuridico – istituzionale di Gregorovius, Bethmann-Hollweg, Leo ed Hegel, l’attenzione di Veronesi si sofferma sulle ricerche di Guglielmo Heyd sulla storia costituzionale e sulle colonie commerciali dei genovesi come prima introduzione del “metodo tedesco” di ricorso alle fonti documentarie, nella prospettiva della “Kulturgeschichte” tedesca: la storia della cultura, ma anche di una sorta di passione collezionistica per la raccolta delle fonti documentarie. La convinzione che il diritto commerciale si sviluppi in stretta connessione con le forme costituzionali e che le due tematiche debbano essere prese in esame nel corso delle ricerche traspare invece dai lavori di Gustav Lastig, mentre sul versante della storia politica, ma documentata in ogni sua affermazione, si sviluppa l’opera di Georg Caro “Genova e la supremazia nel Mediterraneo 1257-1311”. Discepolo di Brentano, Schmoller e Max Weber, Heinrich Sieveking - con il suo studio sulle finanze genovesi ed il Banco di San Giorgio – si presenta infine come una sorta di sintesi tra i diversi movimenti e le diverse “scuole” degli storici tedeschi che tra il XIX ed il XX secolo si occuparono della storia genovese.

Partendo dal celebre passo delle Istorie Fiorentine (VIII, XXIX) di Nicolò Machiavelli, CARLO TAVIANI analizza il problema della percezione dall’esterno del sistema politico genovese e del ruolo politico svolto dal Banco di San Giorgio tra la seconda metà del XV secolo ed il primo quarto del XVI secolo. L’autore ipotizza che l’aperto favore dimostrato da Machiavelli nei confronti del Banco, quale esempio di buon governo capace di catalizzare il favore della cittadinanza, sia conseguenza di una immagine storiografica elaborata e recepita dagli ambasciatori e presso le cancellerie delle potenze più strettamente in contatto con Genova. In quest’ottica, affrontando anche il problema della circolazione delle informazioni tra Genova, Milano e Firenze, Taviani si sofferma sulla lettera inviata da Spinetta Campofregoso a Francesco Sforza nell’ottobre del 1453 e relativa ad un possibile rovesciamento del regime di Pietro Campofregoso a vantaggio dello stesso Spinetta o del Banco di San Giorgio; sul memoriale del consigliere Giovanni Capello e sulla sua analisi dell’instabilità politica genovese come diretta conseguenza di un sistema politico doppio e di meccanismi di speculazioni finanziarie incentrate sulla fluttuazione del valore dei luoghi di San Giorgio; sui carteggi degli ambasciatori fiorentini all’epoca della contesa per il possesso di Sarzana.

L’immagine del ceto di governo e delle istituzioni genovesi presso le potenze straniere nel corso dell’età moderna e lo scarto tra rappresentazione e realtà rappresentano i temi dello studio di CARLO BITOSSI, che analizza alcuni esempi della difettosa conoscenza del sistema politico genovese in opere a stampa di larga divulgazione e nelle relazioni di diplomatici inviati a Genova. Dalle opere pubblicate da fra Leandro Alberti (Descrittione dell’Italia, 1550), Francesco Sansovini (Del governo et aministration di diversi regni, 1566 e 1578), Gregorio Leti (Dialoghi Politici, 1666), Richard Lassels (The Voyage of Italy, 1670) emerge un quadro di informazioni imprecise, approssimative, talvolta del tutto errate. Di grande interesse le relazioni inviate al loro sovrano negli anni Trenta del Seicento dagli ambasciatori di Spagna don Francisco de Melo e dal marchese di Castaneda, che analizzano i governanti e notabili genovesi con riferimento alle loro simpatie in politica estera, distinguendoli tra bien afectos e mal afectos nei confronti della Spagna. L’analisi delle fazioni cittadine è oggetto anche delle relazioni degli inviati francesi Melchior de Sabran, contemporaneo di de Melo, e Jacques de Campredon, redatta nel 1737, dopo circa undici anni di soggiorno a Genova. Relazioni che, malgrado l’esperienza diretta dell’ambiente politico genovese, non mancano di errori e inesattezze, confermando il quadro di limitata qualità dell’informazione sul sistema politico genovese già rilevato nel campione di opere a stampa esaminato.

II sessione: Genova nel sistema delle relazioni internationali

Il breve periodo di soggezione di Genova alla signoria francese, tra il 1458 ed il 1461, è esaminato dalla CHRISTINE SHAW nelle sue fasi salienti, dalla genesi, comparata con quella della precedente dominazione del 1396-1409, agli sviluppi successivi fino al termine dopo un periodo in definitiva piuttostobreve. La sottomissione al sovrano francese matura in un clima di incertezza generale, a seguito della decisione di un doge – Pietro Campofregoso – che si rassegna a lasciare il potere solo perché impossibilitato a mantenerlo, ma rimane a lungo incerto tra Milano e la Francia; dell’assenso di cittadini uniti solo dall’avversione nei confronti del doge in carica; degli interessi personali del governatore Giovanni d’Angiò di sfruttare la situazione per riportare il padre Renato sul trono di Napoli. Non a caso, le tensioni cominciano a manifestarsi dopo che, nel 1459, Pietro Campofregoso incontra la morte durante un tentativo di riprendere il potere e Giovanni d’Angiò parte con la flotta per attaccare Napoli, lasciando come governatore Louis de Laval. L’ostilità dei genovesi nei confronti delle continue richieste di denaro, il loro timore delle conseguenze della politica del re di Francia sui rapporti commerciali con l’Inghilterra, l’insuccesso dell’armata contro Napoli, il mancato appoggio da parte del nuovo re di Francia agli interessi degli angioini spiegano le ragioni della breve durata del dominio francese e della sua fine nel marzo del 1461.

La situazione successiva alla stipulazione delle leggi di Casale del 1576 e l’incidenza di queste sulla struttura istituzionale della Repubblica e sui rapporti interni del ceto di governo sono illustrate da ARTURO PACINI nei loro aspetti più significativi, quali l’allentamento della tensione durante le procedure elettorali e la progressiva riduzione della carica destabilizzante della contrapposizione tra nobili vecchi e nuovi. Alla stabilizzazione degli assetti politici e di potere della Repubblica contribuisce il coinvolgimento quasi simbiotico di Genova nella “macchina” politica, militare e finanziaria della monarchia spagnola, che porta come conseguenza il passaggio attraverso i porti della Liguria di migliaia di soldati, di navi da rifornire e di carichi d’oro e d’argento, oltre all’afflusso di enormi somme di denaro a titolo di imposte di dogana. Il coinvolgimento dei nobili nuovi nei traffici finanziari con la Spagna porta ad un ricambio generazionale e sociale nella composizione degli hombres de negocios operanti a Madrid ed al superamento del regime concorrenziale ancora operante a metà degli anni Settanta del Cinquecento, come dimostrato dall’analisi dello scontro tra i trattanti e Filippo II nel 1575,della sospensione dei pagamenti del 1596 e della “bancarotta concordata” del 1607. All’inizio del Seicento, il coinvolgimento di tutto il patriziato nella “macchina” operante nella triangolazione tra Madrid, Genova e Piacenza ha ormai annullato le turbolenze fazionarie di nobili vecchi e nuovi.

Il rapporto di tensione nelle relazioni tra l’Impero e Genova, sorto nel basso Medioevo, è illustrato da MATTHIAS SCHNETTGER r nel suo sviluppo storico e nel suo perdurare come problema ancora attuale nella seconda metà del Cinquecento. L’atteggiamento dei genovesi, che interpretano la loro appartenenza all’Impero come opzione politica alternativa ad altre, garanzia di uno status di libertà non accompagnato da corrispondenti doveri ed occasione per ottenere privilegi senza pregiudicare la propria autonomia rende evidente la complessità delle relazioni tra le due potenze. Mentre l’Impero utilizza come strumento di pressione, soprattutto in occasione di conflitti di giurisdizione, la negazione del rinnovo dei privilegi e delle investiture di feudi, la Repubblica si oppone alle pretese imperiali di imporre il proprio potere decisionale nelle questioni interne genovesi e difende la propria libertà anche in momenti di grande difficoltà, quali il conflitto su Finale ed i disordini degli anni 1575-1576. A sottolineare l’ambivalenza di questo rapporto, Genova appoggia finanziariamente l’imperatore nel suo ruolo di difensore della cristianità contro i turchi, anche allo scopo di ottenere il riconoscimento imperiale al proprio innalzamento di rango con il conferimento del predicato di Serenissimo al doge di Genova. Un difficile equilibrio che verrà meno negli anni Trenta del Seicento, quando nuove ragioni di politica interna ed estera spingeranno Genova a rifiutare con chiarezza ogni apparenza di sovranità imperiale.

Tra Bodin e la Madonna. Il cerimoniale genovese e la corte pontificia – JULIA ZUNCKEL: La complessità, le contraddizioni, i processi di comunicazione politica ed i protagonisti del rapporto tra Genova e la Corte pontificia, tra potere politico e potere ecclesiastico, sono analizzati in questo studio in relazione all’episodio dell’incoronazione della Madonna quale regina di Genova nel 1637. La vicenda dell’investitura alla Vergine della regalità terrena su Genova come supporto di un clamoroso atto di auto-elevazione di rango - la proclamazione dello status regio -,finalizzato al riconoscimento di un titolo giuridico che affermasse la piena sovranità della Repubblica a prescindere dai vincoli feudali che la legavano al Sacro Romano Impero, è illustrata nel contesto delle tensioni con la Corte pontificia successive al 1634 e del ruolo di mediazione assunto da rappresentanti di famiglie curiali e papali, in particolare i Durazzo. Il rapporto, anche conflittuale, tra potere politico e potere ecclesiastico d’antico regime rivela l’appartenenza allo stesso assetto socio-politico delle due gerarchie, strettamente congiunte attraverso una latente compenetrazione personale. Proprio su una consistente e fitta rete di relazioni informali di parentela, patronage, amicizia e comune provenienza locale, ruotanti attorno ai numerosi uomini d’affari, prelati e cardinali presenti alla Corte pontificia, si articolano i rapporti, spesso caratterizzati da vicendevole intesa, tra la Curia romana e la Repubblica.

III sessione

Forme di dominio

ANTOINE-MARIE GRAZIANI esamina il governo di San Giorgio in Corsica dal 1453 al 1561 utilizzando come chiave di lettura le considerazioni espresse da Marc’Antonio Ceccaldi nella sua Historia di Corsica, pubblicata nel 1594 sotto il nome di Filippini: l’abbandono delle buone disposizioni iniziali – un regime di tassazione moderato, la partecipazione di rappresentanti locali alla magistratura dei Sindicatori ed all’azione di governo, il rispetto delle convenzioni stipulate con i Corsi – come causa del malcontento e, in prospettiva, fondamento delle argomentazioni di Pascal Paoli e Gregorio Salvini nel XVIII secolo. Graziani ricostruisce, a partire dal 1453, un contesto di estrema frammentazione politica nel gioco di fazioni interne ed esterne: l’esistenza nell’isola di territori soggetti ad autorità differenti – la Repubblica di Genova, Galeazzo Campofregoso, il caporale Carlo de Casta, i signori Cinarchesi -, le mire aragonesi. In seguito, dopo la cessione dell’isola a San Giorgio, la gestione diretta della Corsica da parte del duca di Milano, dal 1464; le ambizioni di Tommasino Campofregoso e delle fazioni Leca e della Rocca; la mancanza di unità dei Corsi; le strategie dei signori del sud e dei caporali del nord. In campo amministrativo, vengono illustrati l’intervento dell’elemento locale nell’esercizio della giustizia nelle pievi, l’istituzione dei Dodici, la forte presenza dei Corsi tra i Sindicatori, fino alle mutazioni successive al 1520, con il maggior controllo dell’Ufficio di San Giorgio attraverso l’invio regolare nell’isola di commissari straordinari.

L’evoluzione del ruolo politico della Casa di San Giorgio in relazione al problema del territorio ed al controllo della Lunigiana nella seconda metà del Quattrocento è analizzata da ANDREA BERNARDINI nelle sue diverse tappe, nell’ottica delle strategie adottate dalla Casa per estendere il proprio controllo sul monopolio del sale e per imporne l’approvvigionamento per il proprio tramite agli abitanti del territorio genovese ed alle popolazioni degli stati confinanti.Il configurarsi della Casa come soggetto territoriale in funzione prima della tutela, quindi dell’assunzione in proprio dell’onere della difesa del monopolio è illustrato a cominciare dal 1460, quando ai Protettori viene proposto l’acquisto di Lerici, al momento tenuta a titolo di pegno da Ludovico Fregoso. Il dominio di San Giorgio in Lunigiana si consolida negli anni successivi, sullo sfondo di rapporti dinamici e complessi, alternativamente di collaborazione e di scontro,con i Fregoso e con i duchi di Milano: dall’acquisto di Ameglia nel 1476 dal duca di Milano, che minacciava di venderla ai fiorentini, alla conquista di Lerici nel 1479, fino alla cessione di Sarzana nel 1484 da parte dei Fregoso, impossibilitati a difenderne il possesso contro la signoria di Firenze, alla quale lo avevano sottratto nel 1479.

I feudi

I feudi situati lungo la dorsale appenninica di confine tra i territori ligure, lombardo, piemontese e tosco emiliano sono oggetto dell’indagine di ANDREA ZANINI, che ne segnala le disomogeneità quanto ad estensione, entità della popolazione, caratteristiche orografiche e collocazione geografica, e ne analizza le differenze dal punto di vista giuridico – politico relativamente al soggetto cui spetta la proprietà eminente (la corte imperiale o lo stato genovese) ed alla figura del feudatario (un aristocratico o la Repubblica stessa). Le differenti motivazioni che determinano la Repubblica o esponenti del patriziato ad ottenere l’investitura di un feudo si riflettono sulla sua amministrazione, come illustrato dall’analisi dei dati relativi al feudo di Busalla, investito alla Repubblica, ed a quello di Ronco, posseduto da un ramo degli Spinola di Luccoli, nel quinquennio tra il 1768 ed il 1773. Strumento di dominio del territorio e dei sudditi, il feudo riveste per la Repubblica soprattutto carattere politico e l’obiettivo primario dell’amministrazione è il mantenimento del controllo del territorio in funzione difensiva contro le pressioni delle potenze estere, anche a discapito del suo sfruttamento in termini redditizi. L’acquisizione di un feudo rientra invece in una strategia di diversificazione degli investimenti di una famiglia aristocratica, che per ricavarne un buon rendimento estende le forme di controllo e di prelievo sui sottoposti, investe in loco e gestisce l’economia del territorio con spirito imprenditoriale.

Diversamente da quello che il titolo della relazione lasciava supporre, la relazione di VITTORIO TIGRINO o ha toccato solo marginalmente la diversa situazione giuridica delle due localita’ (Sanremo, città vincolata da una convenzione, e Campofreddo, feudo imperiale, appartenete solo per metà alla Repubblica) e i rapporti problematici con Genova. Tigrino ha espresso soprattutto le sue riflessioni sullo stato degli studi riguardo al problema delle relazioni tra la Dominante e il territorio; sulla commistione tra i problemi interni ed esterni nelle competenze delle giunte di controllo (confini, giurisdizione, Marina); sulla necessità di ricostruire la dinamica dei conflitti e i collegamenti tra gli affari territoriali e quelli politico-diplomatici. Nel dibattito in parte controverso con la commentatrice Cinzia Cremonini ed il moderatore Carlo Bitossi, egli ha cercato di definire con più precisione il suo modello di storia locale delle istituzioni.
Si ringrazia la Fritz Thyssen Stiftung (Köln) e la Regione Liguria per il contributo finanziario ed il Dipartimento di cultura giuridica “Giovanni Tarello” (Università degli studi di Genova) per la collaborazione scientifica.

Programma:

Saluti: Michael Matheus, Roma / Rodolfo Savelli, Genova
Introduzione: Matthias Schnettger, Mainz / Carlo Taviani, Teramo

Sessione introduttiva
Marco Veronesi, Tübingen, La storiografia tedesca e Genova (XIX sec.)
Carlo Taviani, Teramo, Le istituzioni della Repubblica e il Banco di San Giorgio: immagini di Genova tra Quattro e Cinquecento
Carlo Bitossi, Ferrara, L’immagine del sistema politico genovese nella relazione di due ambasciatori: Melo e Campredon (1630-1730)
Discussant: Rodolfo Savelli, Genova
Discussione

II sessione: Genova nel sistema delle relazioni internazionali
Christine Shaw, Cambridge, La signoria francese (1458-61)
Arturo Pacini, Pisa, La “macchina” non si può fermare: politica e affari a Genova tra fine Cinquecento e inizio Seicento
Discussant: Giorgio Chittolini, Milano
Discussione
Matthias Schnettger, Mainz, Libertà e imperialità. La Repubblica di Genova e il Sacro Romano Impero nel tardo Cinquecento
Julia Zunckel, Genova, Tra Bodin e la Madonna. Il cerimoniale genovese e la corte pontificia
Discussant: Maria Antonietta Visceglia, Roma
Discussione

III sessione:
Forme di dominio: San Giorgio
Antoine-Marie Graziani, Corsica, Saint-Georges et la Corse: un “bon gouvernement”?
Andrea Bernardini, Pisa, “Le cose nostre de Lurisana”: il dominio di San Giorgio nell’estremo levante ligure
Discussant: Giuseppe Felloni, Genova
Discussione

I feudi
Andrea Zanini, Genova, Feudi, feudatari e comunità: territori ed economie nella montagna ligure
Vittorio Tigrino, Alessandria, Problemi politici e tensioni territoriali nel Settecento: Genova, il feudo di Campofreddo e la “città imperiale” di Sanremo
Discussant: Cinzia Cremonini, Milano
Discussione

Einen weiteren Bericht finden Sie in deutsch unter / Un’altra versione in tedesco si trova nel link sottostante <http://hsozkult.geschichte.hu-berlin.de/tagungsberichte/id=2213>

Kontakt

Dr. Carlo Taviani
Università degli Studi di Teramo
c/o Istituto Storico Germanico di Roma
Via Aurelia Antica, 391
I-00165 Roma
Tel.: 0039/0666049226
e-Mail: taviani@dhi-roma.it
www.dhi-roma.it

Prof. Dr. Matthias Schnettger
Johannes Gutenberg-Universität Mainz
Historisches Seminar, Abteilung I
Jakob-Welder-Weg 18
D-55128 Mainz
Tel.: 0049-6131-39 22612
e-Mail: schnettg@uni-mainz.de
www.uni-mainz.de/FB/Geschichte/hist1/305.php

Archivio di Stato di Genova
Complesso Monumentale di Sant’Ignazio
Via di Santa Chiara, 28 r
I-16128 Genova
Tel.: 0039/010595758
http://www.archivi.beniculturali.it/ASGE/asge.htm


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